lunedì 14 dicembre 2015

Solo per dire...


Verso metà novembre una scia magica comincia a ondeggiare nell'aria e matematicamente dalla prima settimana di dicembre si installa nella mente delle persone. Volenti o nolenti.
E per i nolenti si trasforma nella forma più bassa di arte occulta.
Fra i doni umani innati più pregiati annovero la sensibilità. La delicatezza nel non far pesare ciò che si ha a differenza di altri. E non parlo di venale materialità. Che di venale attualmente c'è ben poco.
Parlo di quei regali che non si possono comprare nè da chanel nè da cartier. Sempre che da chanel e cartier si racchiudano i pensieri più proibiti.
Parlo di quei sorrisi che se non si fingono si viene additati come pessimisti.
Parlo di ciò che si desidera superata l'età dell'innocenza e spensieratezza.
Parlo di quelle stelle nel cielo che brillano e formano un magone in gola che trangugiare diventa impossibile.
Parlo di quando si cresce e si sente il cuore pesante e le mani vuote.
Parlo di quelle lacrime che bisogna nascondere perchè nessuno comprenderebbe.
Parlo di quando si anela ormai anche solo più un respiro perchè non si riesce a placare l'affanno.
Parlo di quando arriva il famoso Natale e si desidererebbe addormentarsi e risvegliarsi dopo capodanno. Perchè anche capodanno è una gran rottura.
Cinismo?
E no.
Il mondo è bello perchè vario, e fra i diversi ci sono anche quelli che non sono caduti in piedi.Quelli che dopo aver battuto il naso, hanno ancora tutto il restante corpo da battere e aspettano il crack dell'ultimo osso, per poter iniziare nuovamente da capo. Ma nel mentre aspettano.
Il Natale per alcuni è cosi.Uno schiaffo non meritato, ma molto forte. E fa male.
Sono queste famose feste comandate che ti sbattono in faccia le croci e i macigni che si portano sulla schiena, ma ormai abituati si prova a non farci più caso, e spesso si rimanda il conto.
Ma prima o poi lo si paga. E puntuale arriva.
Arriva armato di ricordi carichi di nostalgia e rimorsi. A volte.
Altre con bagagli di realtà immutabili e sogni mai avverati.
In questi frangenti io apprezzo quelli di sopra, quelli dal dono pregiato, quelli che capiscono.
In realtà li apprezzo sempre, ma in queste occasioni di più.
Perchè se a loro è andata bene, non si permettono di moralizzare e anzi sono ben consci di una provvidenza benevola.
Perchè non chiedono il colore delle luci colorate dell'albero, e se nel presepe hai già messo Gesù bambino oppure aspetti il 24 sera.
Perchè non obbligano a scambiare pacchetti infiocchettati quando il motivo non si vede.
Perchè non lasciano a casa nessuno quella sera, perchè il gin sarà anche un buon compagno ma in fondo non risolve.
Perchè non fanno differenza fra dolore grande o piccolo, visto che tanto di quello si parla e la radice è la medesima.
Perchè non guardano dall'alto in basso giudicando e pensando che ognuno sia artefice del proprio destino, ma si mettono in quei panni sbagliati e immaginano cosa si provi.
Perchè dietro a una gesto di rifiuto sanno leggere un bisogno spassionato di un abbraccio.
Perchè per sentirsi al buio non c'è bisogno di spegnere la luce, e a me piacciono quelli che sanno riaccenderla. Agli amici, ai conoscenti e  anche agli affini.
Il Natale ha questa forza.
Sa rammentare con accuratezza le ferite ancora aperte, riaprire nel dubbio alcune cicatrici e creare un vortice di rimpianti nella testa.
La fortuna vuole però che duri solo un giorno, e che ci siano persone di cui sopra, che coi piedi ben saldi alla terra sappiano tendere una mano per aiutare a rialzarsi o anche solo per una carezza.
E' impopolare vedere l'altro lato della medaglia, soprattutto quando di fronte si ha l'immagine di Babbo Natale che con la sua barba  bianca e lunga sorride e ha nel sacco tanti bei regali.
E' molto impopolare, me ne rendo conto, e spiace quasi rovinare l'atmosfera tutta cuori e scintille mostrando uno spaccato di realtà che mette tristezza al solo pensiero.
E' villanamente impopolare dare pizzicotti di vita vissuta a chi ha già vestito il cane a festa, ordinato aragoste e caviale in pescheria, e preparato il tacchino farcito per servire agli ospiti un mare monti che non si sbaglia mai.
E' sfacciatamente impopolare fare uno sgambetto di questo genere a chi è contento del suo orticello e non vede oltre.
Sarà spudoratamente impopolare ricordarlo, ma sull'esistenza di Babbo Natale ho qualche dubbio, mentre su altre realtà ne ho la certezza.
Buone feste. 



Tua Titti





giovedì 3 dicembre 2015

Strana gente gli Avvocati


 Io amo gli Avvocati.
Mio padre e il mio fidanzato.
Sanno sempre tutto. Trovano la logica per qualsiasi ragionamento. Tengono in mano il codice come fosse il Santo Sacrissimo Graal e quando proferiscono verbo snocciolano profezie che manco Nostradamus avrebbe osato tanto.
La ragione, inutile ricordarlo, è sempre dalla loro. Provare per credere, e non lo suggerisco.
Dialetticamente parlando sono dei fenomeni. Il lessico così fornito e vasto riesce a confondere l'infelice interlocutore a tal punto che spesso è consigliabile  piegarsi davanti a cotanta retorica illuminante piuttosto che continuare ad ascoltare ad oltranza il letale soliloquio.
Perchè è palese sia un soliloquio. E soprattutto letale.
Via Assarotti, Via Santa Maria, Via Del Carmine, Via Perrone, Via Juvarra, Via delle Orfane, Via Corte d' Appello, Piazza Solferino etc, sono le vie storiche degli studi legali di una volta.
Per comodità si intende, non per altro.
Il Tribunale del resto era qua dietro, a due passi.
Da anni però le cose sono cambiate, e i passi sono ben più di due.
Big&Vip per dire, che  Maximo Dominus1 e Maxi Dominus2 avevano iniziato umilmente in Via San Domenico, si è spostato in uno dei palazzi più belli del centro. Gli Innominabili&Associati hanno un attico in Corso Re Umberto sui 500mq,  lo studio Pazzesco ha fatto che prendere direttamente un'intera villa della crocetta e così a seguire. Non per altro ovviamente, ma per comodità.
Del resto ora il Tribunale è in corso Vittorio.
Noi invece siamo sempre qua. Legati alle vecchie tradizioni e viva viva le consuetudini. Un solo Dominus, il Boss, e i seguaci.
Se penso a quando sono andata da Big&Vip per consegnare una busta, e per poco non mi servivano champagne nell'attesa, sorrido: stamattina da noi si è rotta anche la macchinetta del caffè degli anni 90'.
Eppure qua suonano alla porta ragazzi deliranti, che dopo aver sostenuto la prova d'orgoglio di sei mesi nel Luxury Legal Sabaudo Law Office , implorano anche solo di fare le fotocopie.
Poi capita che se non sei come la cugi che ha carte di credito come clinex, cerchi di trovare un posto felice in questo mondo.
Seguace2 si è messa in proprio e mi scrive che fra un po' farà domanda come centralinista e probabilmente guadegnerà di più, seguace3 ha aperto un ristorante messicano, seguace1 millanta di partire per un lungo viaggio, e Giorgino dello studio Pazzesco si è buttato nell'imprenditoria.
Cioè, Giorgino che aveva ricevuto qualche mese fa la Mirabile Lettera per diventare Socio...
Strana gente gli avvocati.
Freddy che è nuovo invece sta mantenendo l'entusiasmo iniziale e non vede l'ora di pubblicare trattati, e al Boss piace molto questa presa di posizione.
Da domani infatti, visto che la macchinetta del caffè si è rotta, sarà lui stesso a portarci caffè e capuccino.
Strana gente gli Avvocati.
I cosiddetti Squali sono categorie disprezzate da noi di Via Perrone. Il Boss si vanta di vincere e mantenere comunque un'etica. Allara docet. ( famoso, nobile e temibile Professore di legge dei tempi che furono).
Da dire però che al cliente non è che importi molto la morale del legale, e se quell'avvocato che falsificò le prove con le impronte di periti oltralpe-probabilmente pagati profumatamente- se non fosse stato scoperto e avesse vinto..voi da chi andreste?
Strana gente gli Avvocati.
Il Bruno Caccia Palace, che non è un night club o un resort, ma il Tempio per eccellenza dei principi del foro torinese, per qualche tempo è stato  privato del bar. Una sensazione simile a quella di un pellegrino che si reca apposta a Delfi  per un oracolo e non trova la Pizia. All'incirca.
Questo comunque è da menzionare, poichè nell'aria per mesi aleggiò fluttuante e a fasi non alterne un malcontento generale. Non si poteva andare avanti con bicchierini di plastica e merendine preconfezionate.
Un avvocato dello studio Pazzesco che devo vedere domani per uno scambio di memorie mi ha invitata a incontrarci nel nuovo punto ristoro, il bar per l'appunto. Il livello pare si sia alzato e di parecchio. E nel whatsapp ha aggiunto in ordine: la faccina che sorride, le mani che applaudono, una stella e un bicchiere di vino.
Per l'ultima, il bicchiere di vino, ha ricevuto da parte mia: ok e ben tre punti esclamativi.
Ma questo lui non può saperlo, anche se titolato.
Strana gente gli Avvocati.


Tua Titti



martedì 24 novembre 2015

Giudicare per giudicare

Sarà il clima che da mite si sta rivelando gelido, o la consapevolezza tragica e al tempo stesso meravigliosa della vita che comunque continua. Purtroppo o per fortuna. O forse il fatto che il punto di vista di uno sia diverso da quello del vicino, ma certi eventi fino a quando non ci toccano personalmente non sono così reali.
Scrutiamo i giornali, scriviamo articoli, puntiamo il dito e poi la sera ci copriamo col piumone e tante care cose, che domani si ragionerà su altre sentenze da pubblicare.
Egoismo?
Superficialità?
Deficienza?
Siamo essere umani, dicono.  Ma cosa dovremmo fare?
E poi ci sono quelle verità che si definiscono oggettive, che la calusola " a prescindere" diventa incompatibile.
I muli vedono solo il bianco e il nero, e i vigliacchi trovano che fare gli svizzeri sia la via più semplice.
 Ho letto di tutto recentemente. Gente che si scaglia con violenza e gente che si immedesima in storici di fama mondiale, gente che ieri parlava solo della gaffe di Miss Italia e oggi è massimo esperto delle teorie americane complottistiche a partire dalle torri gemelle. I migliori sono però queli che per accertare una migliore credibilità screditano l' altrui pensiero, ma va bè.
E Quindi?
Chiamasi libertà di opionione.
Giudicare gli altri è tanto facile, più difficile è mettersi in discussione. Ma la vita ti aiuta pare, a piegarti, a bastonarti, e alla fine a capire. Forse.
Avere paura è un reato?
Io ho paura, ho sentito dire, ma fai il loro gioco, rispondono, e se capitasse qui? ma a chi vuoi che interessi questa piccola città? replicano. A Parigi io non vado, dice ancora il primo, allora sbagli! è proprio questo il momento di andare perchè non colpiscono più, e sorride. L'altro intimorito sussurra: tu ci vai?- No ho dovuto annullare, ma sarei andato, risponde seccato il secondo.
Si dice che la paura non esista, ma sia solo nella nostra mente.
Peccato che la mente sia l'arma più pericolosa che ci sia.
A chi ha vissuto il vero terrore non mi sentirei di affermarlo però. La concretezza dista parecchio da una probabile immaginazione.
 E' difficile combattere sè stessi e ciò che non si conosce.
E' spaventoso dichiarare guerra a un'idea. Le ideologie hanno radici ovunque.
Basterebbe una pala magica per sradicare gli alberi malati?
Forse sì.
Comprendiamo però dove il buio abbia iniziato a sostituire la luce, e soprattutto se tutto il mondo voglia davvero la stessa magia.

Tua Titti






venerdì 9 ottobre 2015

Questione di motivazione

A Torino piove. Un sacco.
La gente si scopre incapace di guidare e la cosa mi fa innervosire parecchio.
Sul giornale i titoli sono molto interessanti, tipo: i veri chef si riconoscono dal naso e le emozioni vengono racchiuse nelle tazzine.
Seguace1 si è appena fatta un selfie postandolo su instangram e ha scritto "chilling". Lei e il codice di procedura civile.
Il Boss è di pessimo umore.
Freddy sta contando i giorni che ci separano dal Natale.
Mia madre e Luca si mandano le faccine su whatsapp, e da ieri si danno del tu. Grazie alle faccine. Per la precisione quella che fa l'occhiolino.
Allegra si sente più sola che mai in questo periodo e io non posso aiutarla. Non perchè non voglia, ma le ho provate tutte e la capisco. E lo so che la peggiore cosa da fare è compiangere qualcuno quando è triste, ma a me viene spontaneo. Io non sono da " il dolore fortifica e rimboccati le maniche". Lo trovo ingiusto. Un cuore solitario è un cuore che non trova più la forza di battere. E in chirurgia capita che i cuori si possano cambiare. Il vecchio si butta e se ne innesta uno nuovo. Forse noi dovremmo fare uguale. ma come si fa?
Chi non ci è mai passato non sa di cosa sto parlando, e probabilmente è molto bravo a giudicare. Bravo solo a fare quello però.
Viola dall'alto della sua saggezza ci riempe di teorie psicologiche,  ma io, che non sono una grande fan degli strizza cervelli, non la sto manco a sentire per un secondo.
Un cuore dolorante deve ritrovare una motivazione, non uno sfogo di mezz'oretta da 120 euri. Che alla sera mica c'è lo psicologo.
Ci sono partite di tennis che da un 5-1 sotto venogno vinte 5-7. Perchè scatta qualcosa. C'è quella forza che ti consiglia di non cadere e combattere.
 La chiave forse è quella spinta che nasce dentro te e ti bisbiglia di non arrenderti.
E se non arriva questa forza? perchè a riempirsi la bocca di belle parole sono capaci tutti, ma la realtà è differente.
Orsetta risponde che ci sono tante altre cose: la vodka, lo zabaione, il cane, lo shopping, gli scampi e le amiche.
Io sono più propensa per un gin tonic.
A Torino sta continuando a diluviare,  ma domani sembra arrivi il sole.
Questione di aspettative o di meteopatia.
Nel mio caso è questione di preghiere su preghiere su preghiere e ancora preghiere.
Che domenica in campagna deve fare il bello.
Che ho organizzato una grigliata  e farla in cantina pare brutto. 
Ma meteo.it .com .net. .laqualunque è dalla mia.
Tiè.

Tua Titti





lunedì 5 ottobre 2015

La meglio medicina

Pare che anche qui a Torino le stagioni cambino e i ricordi estivi si affievoliscano coi primi freddi. E coi primi freddi ci si possa prendere l'influenza, e dal sogno di un buon mojito alle 5 di pomeriggio ci si riduca ad anelare una grande e gustosa tazza di tè caldo.
Ottobre, se proprio devo dirla, non e' che sia  una gran bella invenzione, soprattutto se ci si sveglia con quasi 39.
Però la vita al di fuori continua, perché Orsetta aveva il suo primo grande cliente da seguire come commercialista e la Doni da operare col  primario un caso da 14 ore.
E così, mentre io me ne sono stata a letto a rimuginare, il mondo ha continuato a cullarsi nella sua aritmica frenesia, compreso lo studio di via Perrone.
Seguace1 mi ha bombardato per tutta la mattina di messaggi roventi nei confronti
di Freddy, e Freddy a sua volta nei confronti della prima. E non nascondo che mi abbia fatto piacere, perché rimanere a guardare fisso il soffitto e pensare per ore e ore e' cosa piuttosto malsana, soprattutto per chi- come la sottoscritta- alla stessa stregua del costruttore di sogni fantastici e romantici e' capace di cambiare abito in meno di un secondo e vestire quello del migliore distruttore degli stessi. Stessi sogni. Ora infranti.
E dire che ho fatto di tutto per occuparmi la giornata. Del tipo, mi sono dilettata in cucina, ho riletto l'Alchimista, ho rivisto l'intera serie di Narcos, e le prime due stagioni di grey's anatomy. Con tanto di pianto penoso in alcune puntate, che se c'è una cosa di cui mi vergogno e' piangere per un film. Però non è che le lacrime se bussano alla porta dei tuoi occhi  puoi far finta di nulla e respingerle: per cui ciccia. Clinex e poi ancora clinex.
La fortuna vuole, grazie al cielo, che fra un morto e una vita salvata della serie americana abbia sentito Viola.
Ho nostalgia di quando eravamo tutte insieme qua a Torino e organizzavamo feste,balli, tradimenti, cene, e tante bevute. Però poi si cresce, e non ci si può fare niente.
Qualcuna si è sposata, qualcun altro ha avuto figli, qualcuno è diventato super carrierista, e qualcun altro sta ancora aspettando.
Certo, rimanere immobili non aiuta perché persino a  Torino oltre al piemontese si parlano tante altre lingue e si possono incontrare persone con la mappa della città in mano che chiedono indicazioni.
Volere è potere, bisbiglia qualcuno.
Sarà la malattia?
Be' se la volizione e' la meglio medicina per la qualunque, questo ha fatto di me- almeno per oggi- cintura nera di torta di mele.
E domani?
Domani dicono che chi si ferma sia perduto, per cui...

Tua Titti

venerdì 2 ottobre 2015

Una vita normale

È questa continua lotta verso l'impossibile che frega. Sempre.
È questa guerra per affermare il proprio Ego insicuro e dubbioso che fa male.
È questo bisogno di raggirare gli ostacoli invece di affrontarli che alimenta le menzogne e rende fragili.
Perché chiedere sembra più facile, e  rispondere risulta più arduo.
Torino è una città piccola e sta stretta.
Non offre granché. Da nessun punto di vista.
Allora voliamo via.
Via, via verso quel mondo che regala grandi grossi premi e cotillons, e in secondo piano tanti specchi per allodole.
I rapporti umani- da queste parti- sono sempre i medesimi: prevedibili e noiosi.
Da via Baretti a corso Massimo o da via Lamarmora a Viale Thovez poco cambia.
Il ventaglio di possibilità è deducibile a occhi chiusi: sempre la stessa solfa.
Anche i raviolini del plin.
Che poi quando andiamo all'estero-dopo 4 giorni- se non prima, si va alla ricerca disperata di un ristorante italiano. Formentera docet. Ma va be'.
Party e vernissage come a Parigi Londra e NewYork, nessuno mai.
Ma più che altro, chi mai ci è andato?
Bocche armate di cognomi pesanti e dita pronte a provare su calcolatrici mentali i vari zeri dei conti in banca altrui  sembrano essere ormai il must della vita.
Carriera e soldi, soldi e carriera.
Un motto, un disegno fatale.
Per il resto c'è tempo, dicono.
L'altra sera parlavo a cena con la Doni.
Di sogni, desideri, speranze, e alla fine il regalo più grande, quello che è segretamente custodito nel mio cuore, quello per cui sarei pronta a sfidare il destino,quello che chiederei a Babbo Natale, e' solo uno:
la normalità.
NOR-MA-LI-TÁ.
Niente più niente meno.
Vorrei un uomo che tornasse a casa la sera, anche tardi, con cui mangiare la cena e ridere.
Vorrei dei bambini scoppiettanti che mi facessero arrabbiare come capita spesso e poi guardare i cartoni animati con loro.
Vorrei telefonare alle amiche e raccontare del periodo up&down con mio marito.
Vorrei suonare all'impazzata il clacson alle 7.40 del mattino perchè starò portando i bambini a scuola e sarò in ritardo.
Vorrei entusiasmarmi per una serata solo donne e niente marmocchi.
Vorrei ingelosirmi se qualche ragazza giovane guardasse il mio fidanzato con fare stuzzicante. ( forse questo no )
Vorrei impiegare un intero pomeriggio per preparare una torta mediocre e avere ugualmente l'applauso della mia famiglia perché saprebbero a priori dell'impegno.
Vorrei organizzare pranzi a casa con amici e figli, e pentirmene per l'ovvio disordine che combinerebbero.
Vorrei dare feste per i compleanni di tutti noi. Anche per il cane.
Vorrei imparare a fermarmi e riflettere. Che quello che faccio finta di non vedere oggi, mi annienterà domani.
Vorrei il sogno americano di un papà SuperMan e una mamma BridgetJones.
Vorrei alzare il telefono e dire "scusami se puoi, ma al cuore non si comanda", e aspettare paziente il perdono.
Vorrei non dover essere figlia di quel dio minore che sbiadisce i bei ricordi per miraggi falsi e ipocriti.
Vorrei rimanere sempre io, in bilico fra una razionalità  torinese e una solarità brasiliana.
Vorrei aver paura e chiamare mia madre per domandare: come si fa?
Vorrei saper apprezzare la fortuna che mi circonda e non dimenticare mai una delle parole più importanti di cui sono a conoscenza: Grazie.
Vorrei camminare per via Po abbracciata alla persona che amo e ammirare insieme la bellezza della collina torinese.
Vorrei andare alla messa di mezzanotte a Natale e scambiare il segno della pace coi miei amici, anche con la persona che mi sta antipatica, per capire che una stretta di mano e' sufficiente ad agitare il battito tumultuoso del cuore.
Vorrei progettare con la persona scelta di costruire il nostro futuro, nel sole e nella pioggia.
Vorrei litigare urlare piangere col mio ragzzo e la stessa sera fare l'amore: una volta, due, e poi stanchi addormentarci abbracciati.
Vorrei continuare a giocare a tennis e farmi supplicare da Allegra di non menzionare più  gli Us Open nei nostri incontri.
E se verrò additata come una persona banale, pazienza.
C'è qualcosa di più bello che poter vivere una vita normale con annessi e connessi?

Tua Titti

martedì 29 settembre 2015

De gustibus

A volte mi sento incompresa. Molto incompresa.
Talmente incompresa che Luca l'altra sera  ha dovuto spostare l'orologio avanti di ben diciannove minuti a mia insaputa per via dell'abituale ritardo che ho.
E stamattina sono arrivata in via Perrone puntuale per la prima volta.
Seguace1  ha ricordato che i geni sono incompresi, e poi mi ha guardato.
Però va bè non è che me la prenda, aspetto solo il momento buono.
Con calma, mica ho fretta.
Del resto stamattina Freddy le ha fregato senza vergogna un cliente importante, con la aggiunta, davanti al boss, della banale frase "donne e motori non vanno d'accordo".
Perchè il cliente è l'amministratore delegato di una di quelle aziende a 4 ruote molto note, talmente note che seguace1 sognava da settimane di finire bella e spalmata sulla copertina di qualche rivista famosa.
Ci finirà Freddy.
Seguace1 non sapeva più cosa inventarsi, le ha provate tutte: dalla tragicità alla comicità, dal dramma del costo per lo sbiancamento dei denti, allo charme nel saper abbinare smalto e scarpe, dall'amore per i panda in via d'estinzione, al fatto che è donna ma che sa farsi rispettare come uomo, dalla filosofia di kant, alla conoscenza del mandarino, dalla ceretta al miele, alla guerra nel mondo: multitasking per dire.
E ha terminato urlando che l'oggetto in questione fosse solo un divorzio, ma Freddy era solo già uscito per prendere un caffè con il Signor Amministratore-dal-cuore-infranto.
Che -dico io- per parlare di corna, devi andare nel bar più costoso di Torino a mangiare tramezzini e bere vino bianco?
Il Boss dopo l'ultimo viaggio a Los Angeles  ha deciso  che l'organizzazione all'americana sarà il nostro punto di riferimento;  1) massimizzare i rapporti fra cliente e avvocato,2) massaggiare lo stato emotivo del cliente, e 3) rendere il colloquio con il cliente una sorta di dialogo informale.
Bisogna far sentire a proprio agio chi con dolore viene da noi per risolvere i propri problemi.
Il risultato per l'agio del cliente  è stato pari a 178 euri.
Ma la mancia Freddy non l'ha lasciata. Perchè qua non regaliamo soldi, diceva con orgoglio mentre poneva sul tavolo della segretaria lo scontrino e faceva segno di metterlo in contabilità.
Il Boss è svenuto.
Seguace1 ha sottilineato che con lei non sarebbe successo. Di norma sono gli uomini a pagare in sua presenza, e mentre lo diceva ho visto nei suoi occhi quel barlume di speranza nel finire ancora in copertina, magari su Chi, il prossimo mese.
Il bello dei giovani rampanti - come Freddy- con 4 master e tanta fantasia è che se ne escono sempre citando due aforismi latini e 5 parole in lingua straniera.
Oggi ha optato per il classico in inglese: club-sandwich-ok-kendall-jackson.
Con il latino però  non se l'è sentita.
De gustibus.

Tua Titti


venerdì 25 settembre 2015

Basta così poco..

Sì, alla fine basta così poco per capire una persona.
Seguace1 che sulla scrivania ha un portofoto contenente un foglio bianco e una scritta
" Isteria amica mia, anche oggi portami via", c'è bisogno di aggiungere altro?
Freddy che  è un fan dei post-it, e solo stamattina ho letto quello attacato allo schermo del pc " se rubi ti vede Dio, ma fai occhio che non ti veda io"? Cioè..
Il Boss invece è un uomo tutto d'un pezzo. Sulla scrivania, oltre a 10000 fascicoli, ha due oggetti: una mia foto di quando avevo 5 anni sugli sci, che noi siamo gente sportiva, e il cavallino della Ferrari.
Della serie: le chiacchere stanno a zero, e se lo sapesse mia madre ne sarebbe certamente molto lieta.
Non parliamo del commercialista che ha direttamente inquadrato la massima:
"Mogli e buoi sempre corna sono". E va bè.
Ma basta così poco è stato il tormentone della mattinata.
Ho sentito tuonare questa frase dalle ore 8 alle 12.30.
Il tutto riferito a una tassa di registro di una sentenza. Sentenza che ci ha dato torto in primo grado e che poi in secondo ha capito l'errore e ci ha dato ragione.
Un conto è pagare la quota fissa, ha sbraitato il Boss, un altro farsi rimborsare la progressiva.
Progressiva che per inciso ammonta a qualche allegra millata, e se gentilmente tornasse nel portafoglio del cliente sarebbe gran cosa.
E quindi stamattina sono rimasta chiusa negli uffici del tribunale per due ore con uno delle grandi eccelenze forensi cercando di spiegare quanto poco bastasse per rendere felici noi e la giustizia italiana.
Carissima, mi dice questo, chiedere il rimborso non costa, e sperare in un miracolo nemmeno.
Mentre stava terminando mi sono accorta della frase appesa  dietro di lui:
"Chi di spada ferisce gli danno 14 anni senza condizionale, ah ah ah ah".
Ho ringraziato e me ne sono andata, in fondo basta così poco.


Tua Titti




giovedì 24 settembre 2015

Alziamo l'asticella


Il Boss vuole di più.
L'ha detto stamattina in riunione e l'ha ribadito nel pomeriggio.
Chi fa cadere la penna allo scoccare dell'ottava ora è un mediocre. Uno che non andrà mai da nessuna parte. Torino è una città di gran lavoratori. Di gente che sa conservare e accrescere il proprio patrimonio, o ancora più nobile di chi sa costruirsi da solo e porsi un traguardo ( con successo, si intende).
Freddy al termine del monologo ha applaudito con entusiasmo e si è quasi commosso. Tutto da solo.
Seguace1 ci è rimasta, perchè per la prima volta è stata spiazzata. Di norma è sempre stata lei la migliore in questo genere di cose. Cose tipo  elogiare in maniera macchiavellica e nauseante qualunque pensiero, parola, gesto, e azione di mio padre.
Che poi dico io, alzare l'asticella è cosa sacro e santa, ma forse siamo in un mondo sbagliato. E mi spiace per il Boss, perchè lui è un appasionato. E' uno di quegli uomini, non perchè sia mio padre davvero, ma è uno di quelli che organizzano un discorso talmente bene, usando parole semplici ma in maniera talmente  perfetta, che alla fine vorresti alzarti con ardore dalla sedia e dire " capo ci sono, combattiamo il mondo e vinciamo".
Ma questo è un mondo che gira attorno a sè stesso e non se ne esce. Fosse piatto almeno si provava a girarlo. Così invece niente.
Un mondo che si sofferma vigliaccamente a prendere in giro il prossimo per innalzare sè stesso.
Un mondo che di primo acchito ti è amico, e il secondo successivo ti ha voltato le spalle.
Un mondo che la parola condivisione è considerata solo nel tifo di una squadra di calcio.
Un mondo che si diletta con entusiasmo a sbeffeggiare una frase di una ragazzina emozionata su un palco di Miss Italia -rovinandole probabilmente il momento- e anzi, se la vedesse piangere in diretta tv proverebbe un qual certo piacere.
Un mondo che riscopre la virtù del coraggio solo nel fregare l'erba del vicino perchè più verde.
Un mondo che è bestialmente pecora e annichilisce il proprio pensiero in favore della massa.
Un mondo che si riempie la bocca di parole come diritti e doveri e non ne conosce il significato.
Un mondo che ha la sensibilità di un elefante e la leggiadria di un ippopotamo.
Un mondo che si commuove di più per la scelta di Costantino nel programma della De Filippi che per  l'ignoranza della gente.
Un mondo che quando parla di "adozione" non ha la minima di idea di cosa significhi, e parla parla parla..
Un mondo che è terribilmente cinico e paradossalmente utopico.
Un mondo che oggi ci sei, e se domani non ci sei più se ne infischia.
Perchè io mi ricordo quella là con cui a volte andavo a prendere il sushi e stupidamente mi confidavo. Bon, ha fatto il bel matrimonio, è entrata nell'entourage giusto, e ciao ciao care cose. Che poi anche qua, definire a Torino "entourage giusto" ci vuole fantasia. Che per quanto mi riguarda, le persone con cui esco e che definisco amici, altro che entourage giusto, sono "la meglio gente del mondo" .
E poi c'era quell'altro che sembrava voler dare un rene per me. Che gli dicevo, ma no guarda non ne ho bisogno, e lui niente insisteva, davvero fammi operare, me lo tolgo e al massimo lo tieni lì che non si sa mai. E io quasi imbarazzata per cotanta generosità e gentilezza non sapevo più come comportarmi per ringraziarlo. E poi? Poi niente, forse gli alieni l'hanno rapito, perchè a chi l'ha visto nessuno ne sa nulla.
Che potrei andare avanti per ore, elencando aneddoti in maniera comica e ironica, e magari  a zelig mi chiederebbero pure  di buttare giù due righe, però non raccontiamocela: sono verità che lasciano quel retrogusto amaro in bocca. Che danno il quadro preciso di come siano le persone con cui ci si relaziona, e soprattutto in quale realtà si viva.
Poi ochei, io sono una entusiasta. Forse anche troppo, per carità. Una che si butta a capo fitto se ci crede. Una che ci mette il cuore e anima, una da amore a prima vista e poi per sempre non lasciamoci più, perchè mica mi passa. Donne, uomini, animali etc. Non è che faccia differenza io; del resto siamo tutti sulla stessa barca.
Per dire, sono tornata dalla pausa pranzo in studio e con orgoglio ho mostrato la foto del calcetto lungo non so quanti metri in Via Roma. Che secondo me è una gran figata. Perche' mi ero già fatta il film mentre svoltavo in via Perrone da via Bertola, senza sapere assolutamente che tipo di evento/manifestazione fosse.  Perchè a me piacciono queste cose in cui ci si sente una squadra unita, in cui si batte il cinque con lo sconosciuto, in cui vecchi e giovani sono alla pari etc etc..
Tipo in Colombia che si faceva amicizia con chiunque, con il taxista di Cali con cui poi abbiamo bevuto una birra alla sera e ci si scambiava opinione su tutto. Dalla visione del ruolo delle donne alla ricetta per la migliore empanada sudamericana.
Ecco, dicono che togliersi dalla testa gli stupidi indottrinamenti inculcatici negli anni passati sia cosa buona e giusta.
Abbassare le bigotte barriere da chiusura mentale sia prova di maturità ed intelligenza.
Stupirsi per una sciocchezza sia un'emozione che arricchisce e commuove.
Credere nella possibilità del cambiamento- per me - è provare ad alzare notevolmente l'asticella.

 Tua Titti








mercoledì 23 settembre 2015

Figli o fiesta?

È che a 30 anni, 31 chiedo scusa, ma datemene 30 che va bene lo stesso, si arriva a un bivio. Cioè, si crede di essere arrivate a questo famoso bivio: famiglia o follia. Figli o fiesta?
Perché in fondo siamo pratiche e realiste: le due cose insieme non possono coesistere così facilmente. Cioè, la solita solfa sentita e risentita: o ci siamo sposate Mr Grey pieno di soldi o nostro padre era Mr Grey che mantiene baby sitter, colf, portinaio, guardiano, badante etc.
Cioè, Miranda del Diavolo veste Prada avrebbe potuto anche pagare tutte  le collaboratrici domestiche&affini per tutti i parenti e discendenti dell'intero universo : ma che vita faceva? 
Che per intenderci era pure un film, ma va be'.
O siamo Super mamma eccomi qua, 1-2-3 pronti via tacco 15 - figlio vestito da angelo che dorme nella braccia della nonna-coppia Hollywood-style che Brad e Signora sono due poracci..o siamo quelle con le occhiaie che hanno il bimbo che strilla, il marito che russa, lo stesso film fermo al minuto 42 perché ci si addormenta sul sofà, spinaci belli pronti nel microonde inseriti già da due giorni sul programma defrost, etc etc etc...
Le persone normali- di base- sono le ultime descritte: programma defrost e spinaci che chiedono pietà.
Al di là del bivio, nel limbo per intenderci, ci sono  poi ancora le disperate. Le altre. Quelle che non hanno trovato il principe azzurro alla beata eta' di 27 anni, vuoi per destino o per volontà, che non vogliono arrendersi alla solitudine anche se la vita sta dando loro segnali ben forti e precisi, che si sono arrabattate come meglio hanno creduto dai 25 ai 35 anni. Che a 28 sono andate a chiedere allo psicologo cosa ci fosse di sbagliato in loro (per la modica cifra di 120€), che stanno spendendo palate di soldi in cambi abiti da ormai 6 anni ai vari matrimoni delle molteplici amiche più fortunate, che si sono sedute con abitudine e tragicità ai famosi tavoli " single ", che hanno evitato con accuratezza il lancio del bouquet perché tanto sarebbe stato come dare corda all' ironia spicciola della sorte, che hanno pregato con lacrimoni per  tante sere di incontrare l'anima gemella, e che alla fine della fiera si sono quasi autoconvinte che gli uomini siano esclusivamente accessori.
Altre ancora, sempre nella categoria "disperate", si sono date anima e corpo nello sport, credendo un giorno di solcare grandi stadi olimpici- forse nelle gare over 70 coadiuvate da bastone se tanto mi da tanto- , altre buttandosi a capo fitto sul lavoro sperando in futuro  di sedere su poltrone dorate, e altre scegliendo con astuzia e sensibilità il miglior shot alcolico per dimenticare. Specialmente dal giovedì alla domenica.  
Io ero una di quelle che il giovedì alle ore 17 iniziava a crogiolarsi nell'amletico dubbio se l'aperitivo fosse stato meglio iniziarlo con lo spritz o direttamente col gin tonic. E alla fine ordinavo un moscow mule.
Le critiche perbeniste di cugine&friends sono sempre state vento nel vento perché qua noi si appartiene molto fieramente alla teoria del "tutta torna". E non intendo oggi vodka e domani anche.
Che mi vergogno? Che mi faccio intimidire da due madamine torinesi dal brillocco pesante? Che ho paura della scala montagna arruolata nel nuovo mestiere da first lady di non so cosa? Che forse temo la miss diecimilacognomi versione Dracula a Torino? 
È che alla mia amica Allegra che ha versato tante lacrime quanto me, voglio dire di non  abbattersi. 
Che il bivio non esiste. Che è solo nella mente di chi non sa osare e sognare. Che nessuna di noi ha nomi da far paura a Onassis e compagnia bella, ma in qualche modo ce la faremo comunque. Anche senza colf e assistenti mentali. Che se ce l'ho fatta io a sorridere ce la possono fare tutti. Che saremo apprezzate lo stesso anche senza abiti firmati da stilisti famosi&famiglia. Che se Ginevra adora ancora il Martini bianco nonostante un figlio, noi potremo continuare a bere il nostro adorato americano fino a 90 anni. Che 30 anni non è vero che sono i nuovi 20- perché se penso a cosa facevo a 20, ora collasso- però penso siano un'età e basta. Anzi, una gran bell'età. 
Che oggi è il tuo compleanno e ti auguro di essere leggera. Di goderti il profumo dell'autunno e il sapore di un anno nuovo che sta per iniziare. Che non abbiamo più di 18 anni e se ci comportassimo come tali saremmo ridicole, però possiamo fare ben di peggio. Questo è sicuro.
Che qui a Torino di esempi sbagliati ce ne sono tanti, ma altrettanti positivi. 
Che la crudele storia "sono tutti così" lasciamola dire a chi si vuole accontentare ma non sa godere.
Che per raggiungere un obiettivo- niente da fare- ma bisogna lottare. 
Che io qua ho appena discusso con Carlo Federico Antonio e mi spiace tanto per lui ma da oggi lo chiamerò Freddy. 

Tua Titti




martedì 22 settembre 2015

In due meglio.

Sono passati parecchi anni da quando la psicologa mi aveva gentilmente esortato a scrivere questo blog, e io, che sognavo di andare a Roma, poi a NewYork e poi non so più dove, noto con finto stupore di ritrovarmi ancora qua; in Via Perrone 20 nello studio del Boss.
Boss che è anche padre.
Il mio. 
I metri quadri che quotidianamente calpesto svogliata sono già stati comparati ormai alla qualunque.
Potremmo quasi completare il puzzle se si decidesse di usare metaforicamente l'immagine dell'universo come fulcro del nostro mondo legale imperniato da strade di stelle dispiegate nel cielo per mostraci la retta via, se non fosse che il Grande Capo predilige allegorie nettamente più pratiche e reali.
Per cui abbiamo iniziato con la figura della nave. Una grande nave, in cui noi- giovani del futuro- avremmo avuto la fortuna e onore di salpare - nel ruolo di mozzi- assieme a Lui, Il Capitano, cioè Il Boss.
Poi siamo passati alla fase agricoltura. Lo studio come appezzamento terriero, e noi- coltivatori diretti-avremmo potuto dare sfogo a tutta la nostra creatività e ingegno col sudore della fronte  nella grande impresa di piantagioni e vigne da accudire, perchè un giorno avremmo raccolto i frutti: soldi?
No.
Esperienza. E va bè..
Attualmente lo scenario è cambiato.
Dalla predilizione per uno studio "solo donne", a parte il Boss si intende, siamo passati alla presenza di un altro essere umano di sesso maschile in competizione con Seguace1 che purtroppo rimane parte della categoria "Femmine": Carlo Federico Antonio.
37 anni e non sentirli.
Rimasto, credo, all'epoca dei cabinotti torinesi, parla ancora di "gaggi, ganci e gangia",  è solito in studio slacciarsi la cravatta e alzarsi il colletto della camicia, e spesso farmi l'occhiolino, che non ho ancora capito se abbia un problema reale o sia solo così: un nerd.
Rimango  ancorata alla speranza di una risposta in positivo.
Carlo Federico Antonio è il figlio del migliore amico del nostro più grande (e danaroso) cliente.
Carlo Federico Antonio, quando lo si chiama, si dice "Carlo Federico Antonio", perchè presentandosi-il suddetto- ha denotato una qual certa propensione al nome per intero.
Il Boss ha già sbagliato un centinaio di volte, fra Carlo Emanuele Federico e Vittorio Emanuele Antonio, ha terminato stamattina con Giorgio Carlo Umberto, che il poveretto fra un mese- sono partite scommesse fra me e la segretaria- cederà a farsi chiamare "ùè Antò" e ne sarà quasi orgoglioso.
E comunque noi ci vogliamo già bene a Carlo Federico Antonio che, single ormai da 5 anni,mi  ha domandato un pomeriggio timidamente se avessi amiche simpatiche, perbene, e soprattutto non fidanzate..Che un po' mi si è stretto il cuore, perchè finalmente ho trovato qualcuno che ammettesse che essere uno potrebbe essere bello, ma in due si sta senza ombra dubbio nettamente meglio.
Poi va bè, con me non ha solo splancato una porta, ma un intero mondo, dal momento che ritengo di essere fra le più grandi fautrici dell'esistenza e importanza dell'amore stesso, che potrei scrivere un trattato dal titolo" nonostante le varie sfortune in campo sentimentale, e non sto a elencarle per dignità, ci credo ancora" ( che con questa potrei divenire un'eroina praticamente), che se condivisa la gianduja di Fiorio è ancora più buona,  la vodka alla viola del WP  riesce ad assumere sembianze analcoliche, correre al Valentino potrebbe risultare meno faticoso, camminare d'inverno per il centro di Torino e sentire il profumo delle caldarroste potrebbe diventare metafisico, che non c'è  niente di più bello che cucinare e ballare assieme, che fare la pace riempe il cuore di emozioni indescrivibili, che capire di essere sul treno giusto è davvero UAO, che sentire di crederci regala forze mai viste,  e che al termine del monologo se Carlo Federico Antonio non si è calato  giù dal ponte della Gran Madre non  lo farà più.
Poi voglio dire, se ho resistito io in Colombia, che "bonita" è stata a fasi alterne, figuriamoci Carlo Federico Antonio nell'ascoltare perle di romanticismo in un pomeriggio grigio, torinese, a tratti melanconico e imprigionato in una cornice di codici, fascicoli e contratti..




Tua Titti





giovedì 17 settembre 2015

Colombia Bonita

Che in fondo qualcuno se lo sarà chiesto: ma sarà ancora viva?
Che un viaggio così non l'ho mai fatto, e nonostante due paesini  al di fuori da Castagnole Monferrato li abbia visitati, mai avrei pensato di fare ciò che ho fatto.
Che partire con uno zaino tarato per un'altezza di 1mt e 80cm, contro la mia di 1mt e 63, non è stato semplice per nulla.
Dormire in ostelli, camerate e amache. alla mia età, non è mai stato esattamente nelle priorità di una ipotetica scala del piacere. E invece...
Ho provato un misto di sensazioni fra l'eccitazione, la paura, la curiosità, la felicità, la grandezza, la nostalgia e l'elettricità.
Che poi diciamocelo, la realtà non ha niente a che fare con l'immaginazione, niente. Prima di partire chissà quante sere ho fantasticato su  questa Colombia, che comunque non era il mio Brasile.
Me la sono dipinta prima di un colore,  poi di un altro,  poi li ho mischiati, e poi riniziavo. Tutto da capo. E poi?
E poi sono arrivata e sono rimasta così: a bocca aperta.
Quanti messaggi ho ricevuto.
Chissà se quel pazzo del suo fidanzato si prenderà cura di lei, chissà se si lasceranno, chissà se litigheranno, chissà se...
In un mese ho fatto tutto. Ho riso, pianto, ubriacata, arrabbiata, l'amore, la condivisione, la follia, la ragione e ho terminato con una flebo: pacchetto completo.
Sarà che io sono di quelle parti,  e di parte, ma l'America Latina ha una marcia in più, comunque.
Ho visto bambini chiedermi di lanciare la monetina in acqua per far gara a chi la prendesse per primo, fra le meduse. Ho visto donne macerare al sole cucendo le famose borse da spiaggia e cercare di venderle a qualsiasi costo. Ho visto pescatori scendere dalle loro barche con pesci in mano a sinistra e sigaretta a destra. Ho visto polizia in ogni angolo della città con mastini dotati di museruola borchiata. Ho visto ragazzi di Calì dirti che Medellin non è un granchè e viceversa. Ho visto il museo della memoria e ho sentito una morsa al cuore. Ho attraversato la Giungla lanciandomi da masso a masso con eliane.
Ho mangiato l'arepa, patacones, empanadas e bevuto l'aguardiente.
Ho provato un ristorante italiano, e va bè, ho rimpianto la pasta e la mozzarella di casa mia.
Sono salita su corrierine di linea e fatto amicizia con Fernando: ingegnere meccanico che sogna l'Europa che però non vedrà mai perchè il governo non lo permette ai comuni cittadini.
Sono scesa in autostrada da un autobus, l'ho attraversata - non proprio in totale sicurezza- e ho fatto l'autostop su una navetta perchè avevamo sbagliato direzione.
E comunque si usa farlo. Attraversare l'autostrada.
Ho usato il wifi per guardare quanto benessere stessero  vivendo tutti quelli che conoscevo a differenza mia.
Mi sono chiesta " ma chi accidenti me l'ha fatto fare?" e  ho incontrato gli occhi del mio fidanzato, e mi sono innamorata di nuovo. di più.
Sono arrivata nel punto più a nord del Sud America e ho pensato che non vivrò mai abbastanza per vedere la bellezza di tutto mondo, ma farò il possibile per riuscirci.
Ho scalato un monolite alto 650mt e mi sono sentita in cima all' Everest.
Ho riso a squarciagola su una spiaggia infinita bevendo un cocktail fantastico.
Ho visitato la zona della Cafeterà e assaggiato un caffè che ciao...
Ho insegnato a un venditore ambulante due parole in inglese così che potesse minimamente farsi capire dai turisti e mi sono vergognata di tutto quanto dia per scontato quotidianamente.
Ho visto la baia di cabo san juan di Tayrona e mi sono sentita in paradiso.
Ho ballato come una pazza su un rooftop di Santa Marta e ho avuto paura cedesse da un momento all'altro.
Ho mangiato una paella-senza cozze e vongole visto che sono allergica- che manco in Spagna, e poi mi sono ammalata con il salmone due giorni dopo.
Ho lasciato il cuore a una natura incredibile e a un mondo semplice e non turistico.
Sembra che ogni esperienza vissuta leghi il ricordo stesso a un profumo.
Il mio, se devo essere sincera, è: muy bonito.

Tua Titti



mercoledì 6 maggio 2015

Ma la vita continua..

Perchè oggi in studio è successo di tutto.
La rivoluzione oserei dire. 
Seguace1 per la prima volta- da quando per disgrazia la conosco- mi è arrivata trafelata, con 5 minuti di ritardo, e con una faccia stile ho-bisogno-di-lexotan-in-vena (anzichè il suo classico VictoriaSilvstedt nelle  pellicole più ruggenti) trasmettendomi per una buona oretta persino della tenerezza.
E ammetto che ci sono rimasta.
Però va bè, la vita continua mi sono detta, e ho lasciato perdere.
E qui lo sbaglio.
Can che dorme non morde, si dice.
Bella roba, peccato che seguace1 non sarà mai un cane, ma solo ed esclusivamente una iena.
Forse avrei dovuto procurarmi litri e litri di Lexotan per fermare la Giovanna d'Arco che si stava impossessando della suddetta e così avrei evitato di farmi asciugare durante la pausa pranzo trattando argomenti nettamente sciocchi e noiosi. Tipo che Bastianich è un tipo rock, che Stefano Accorsi a lasciare la Casta ha fatto la cavolata della vita, che vuole iniziare un corso di pilates, che Renzi l'ha delusa, che si è annotata le creme miracolose post parto di Kate, che il vero sushi si mangia in Giappone ( ma dai?), che la fedeltà è uno stile di vita e non un valore etc etc..
Io che, apro parentesi, ho avuto anche i miei problemi dalle 9 di stamattina, del tipo indossare gli Hunter per paura della pioggia e ritrovarmi nel tratto corso Vittorio- corso Bolzano a provare a non svenire causa sauna a ogni passo.
Ma va bè, la vita continua mi sono ripetutamente detta ogni secondo, e in realtà ci ho sperato fino a quando ho visto il paradiso: il portone di Via Perrone. 
Giuro, non so se sia stata la telefonata dall' Argentina o il Boss che ieri sera  ha comunicato che neppure lei, neppure Seguace1, la meglio Avvocato del mondo parteciperà al convegno dell'Expo, ma sta di fatto che Caronte occhi di bragia ha dato di matto.
Non con il Boss ovviamente, che da noi è considerato un semi dio, indi per cui intoccabile, ma con sè stessa e un po' con me.
Ma oggi, con me, non era giornata. Me che stavo lottando fra la vita e la morte per via della tuta da sci che avevo addosso. E preciso Colmar, mica una marca di quelle dei veri pro che si raffreddano se hai caldo e si scaldano se hai freddo. E no. Queste chicche io le avrò nel 2035, quando la gente userà un telecomando e cambierà la temperatura corporea con un clic.
Ma va bè, la vita continua, suvvia.
Che poi, aggiungo solo più questa, sono pure dovuta andare da Big&Vip a lasciare una busta e ho incontrato sul mio cammino Adriana Lima seguita da Giselle e Heidi, con abiti talmente mozzafiato e stilosi che Valentino in persona ne sarebbe stato fiero.
E poi io, con la coda di cavallo, gli Hunter, pantaloni H&M, una maglia manica lunga nera di marca sconosciuta e il caldo africano.
A me Valentino, neanche in persona, avrebbe chiesto di tenere gli attaccapanni, suppongo.
Ma va bè, la vita continua.
Quindi, tornando allo Tsunami, il cataclisma infernale che stava per scagliarsi nella parte sud est dello studio, cioè nella nostra stanza, alle ore 12.45 con coraggio mi sono seduta e le ho fatto cenno che il suo momento era arrivato.
E mentre costei inveiva contro il mondo mi chiedevo se, la costei in questione, l'avessi preferita versione porno-attrice con le labbra-canotto di un colore rosso spavento e le unghie artiglio d'aquila  oppure così, stile Laura Morante in preda ad una crisi isterica e con la mano tremolante alla ricerca disperata di una sigaretta.
Sono tuttora rimasta col dubbio, ma la vita dicevo, continua.
La problematica Argentina è un nodo difficile da slegare, lei non crede di poterci andare ( chi le ha mai chiesto di andarci peraltro, ma va bè), da una settimana ha anche iniziato un corso intensivo di cucina, uno di quelli famosi al lingotto e onestamente l'ha già pagato e partire per un mese per Buenos Aires le romperebbe.
E poi adesso volare non è più cosi sicuro, meglio chiudere i deal in casa e farli venire qua i clienti, che ci mettano loro la pelle, non noi.
Anche viaggiare in macchina è pericoloso, anzi statisticamente è il peggio ( ma tiè!), e sui giornali consigliano il treno o la metro. 
Però se mio nonno mettesse a disposizione un elicotterino per andare a Milano a quella cena fra una settimana in quel posto famoso, bè lì è diverso, lei lì ci andrebbe, anche volentieri, dai.
A queste precise parole l'ho guardata, e mi sono chiesta cosa mai avessi fatto di male per sopportare seguace1. Poi l'ho rifissata meglio e ho intravisto la trasformazione: da Caron Dimonio mi stava diventando una delle sorelle vampiro( una a scelta ) di quel gran figo di Robert Pattinson in Twilight.
Peccato per i canotti al posto delle labbra, quelli le sorelle vampiro non mi sembra li avessero, e soprattutto - quelli, i canotti- una volta fatti o li sottoponi a nuova operazione o ciccia.
Però va bè, la vita continua: oggi canotti, domani chi può dirlo...

Tua Titti



martedì 5 maggio 2015

Io (non) ho paura.

Il Boss ha licenziato tutti.
Siamo rimaste in 3.
Seguace1, la segretaria, e la sottoscritta: da spararsi.
Ma io (non) ho paura.

La prossima settimana ho in programma un allegro pranzo ad Aquiterme con l'associazione dei geni forensi, geni  a cui evidentemente non mi sento di appartenere e soprattutto  nulla con cui spartire. Ma va bè.
Io (non) ho paura.
Diversamente a giugno ci sarebbe  uno stage nei pressi di Mondovì per imparare l'arte dell' agricoltura.
Questione di scelte. - dice il Boss.

Pìù interessanti sono le iniziative degli Avvocati Milanesi riguardanti l' Expo. " Vino, Patrimonio, Nutrizione del pianeta, e lotta alle frodi". Tuttavia in questo programma non sono stata cantemplata:
a) costa troppo
b) sono a dieta ( i miei amici sanno del progetto Belen)
c) sarebbe troppo valido parteciparvi, noi di Via Perrone preferiamo continuare a mangiare bollito misto e peperoni in salsa di acciughe.
Io (non) ho paura.

Ho iniziato l'anno col dubbio di tornare dalla psicologa per affrontare l'ennesima delusione o darmi all'alcol, quello pesante.
Poi ho incontrato Luca, e il mondo ha ricominciato a tingersi di colori felici.
Questa volta (forse) ho paura.

Nella stanza adiacente sento Seguace1 che parlocchia da sola e scartabella documenti noiosi.
Sta cercando i fratelli e i nipoti di una tizia che ha lasciato un'eredità con tanti zeri.
Nessuno di questi pare interessato, volendo si propone lei, Seguace1, perchè tutto sommato un fondo per una bella vacanza  oltre oceano non sarebbe male.
Che paura.

Sto quasi smettendo di giocare a tennis.
Le amiche lo sanno, e sono preoccupate. Alcune.
Altre mi riempiono di telefonate e messaggi per sfidarmi e battermi con sonori 6-1 6-2 dal momento che non mi alleno più.
Non è ancora successo, ma probabilmente capiterà.  Forse.
Io (non) ho paura.

Stamattina al bar  leggo l'articolo di Gramellini sul paragone delle due bambine nate ieri.
Fondamentalmente quella ricca e quella no.
Il latte lo prendo freddo a parte e la barista mi riempe giustamente la tazza di schiuma. Orgogliosa.
Quella nata su un letto di oro e rubini e l'altra viva per miracolo.
Macchio la camicia bianca in maniera magistrale e mi scotenno la lingua.
Di base la felicità non ha a che fare con l'ammontare del conto in banca: chiamasi agio/lusso, che sì, ok, può aiutare, ma il cuore- come ben si sa- segue altre strade. (cfr il terzo nome della neonata con la corona)
La barista per l'inconveniente del latte mi offre la colazione.
Evviva le due bambine.( entrambe )
Io (non) ho paura. 

Domenica pomeriggio con Luca ho visto "l'ultimo bacio".
Ma la vita di noi trentenni è davvero così?
Che storie di quel genere non è che siano così pazzesche o favolose.
Cioè, non esiste un momento in cui capisci che quello che vuoi ce l'hai e a posto così?
Cioè uno deve vivere con l'ansia delle diciotenne perfetta di turno che potrebbe materializzarsi quando meno te lo aspetti e far dare di matto al tuo fidanzato/marito ?
Che poi se vogliamo dirla tutta nel film si vede la scena finale in cui poi lei (dopo le corna) ammicca sorridente al runner palestrato e via coi sottotitoli di coda. E il runner è pure brutto. 
Luca mi ha detto di non pensarci, che quest'estate in Colombia con lo zainoa spalle avrò altro su cui crogiolarmi.. ( tipo che per la prima volta della mia vita non potrò portarmi il phon?....)
Ma io (non) avrò paura. Forse.

Qua da Via Perrone è tutto.
Il Tar chiama e seguace1 ha fame.

Tua Titti





martedì 13 gennaio 2015

.. opening soon...


 Marrakech 28/12/2014 - 4/01/2015: clinic tennis e golf.


Ho avuto paura.
Tanta paura.
A parole siamo tutti bravi ad assumerci responsabilità di qualsiasi tipo, poi quando ti ci ritrovi dentro fino al collo non è che puoi tanto tirarti indietro.
E se non va bene? E se piove? E se qualcuno si fa male? E se mi viene la febbre? E se non andiamo d'accordo? bla bla bla... ma quante insicurezze? ( che non è del capricorno essere così..)
Cioè, hai presente quando vedi tutto nero? Io peggio.
La sera prima del viaggio mi ricordo che ho pesato la valigia, di 7 kg superiore alla misura consentita, e mi sono  buttata  nel letto.
Della serie " cominciamo subito con pagare la multa al check-in, perchè non posso mica togliere quei mille vestiti e prodotti inutili?"...
Pronti, partenza, via.
Uao.
Uao tutto, davvero.
Uao il gruppo. Uao il clima. Uao il posto. Uao le risate. Insomma: mille volte UAO!( e non ho pagato neanche la multa, cioè..)
Ora posso affermarlo, è andata bene. Anzi, più che bene.
Devo dire comunque che la scelta- ponderata da mesi- non era mica ricaduta su un Tizio e Sempronio qualsiasi.
E no.
Avevo ben selezionato con accuratezza il  trentenne tennista numero 1 più o meno al mondo e collega, e fallire su questo punto sarebbe stato pressochè impossibile.. e infatti così è stato.
Sono ritornata silenziosa e melanconica.
"E' solo una vacanza, fatti furba" mi è stato gentilmente detto.
Eh lo so da me che è solo una vacanza, però quando ci metti il cuore, la voglia e l'impegno, e peraltro realizzi un progetto che alla fine della fiera risulta positivo, bè vedi che "è solo una vacanza-fatti furba" acquista un peso di tutt'altra dimensione.
Cose Negative?
Quasi nessuna, a parte la voglia dei gentili cittadini locali di prenderci in giro al momento dei pagamenti e i serpenti in mezzo alla piazza alle ore 5 per lo spettacolo imperdibile(per gli altri).
Cose positive?
A capodanno non sono caduta rovinosamente a terra causa litri di vodka ingeriti ( nave scuola di anni e anni), non ho litigato seriamente con nessuno, ho perso qualunque partita l'ultimo giorno ( la clinic mi è servita molto), non vorrò-almeno per un anno-mangiare marocchino, ho cento chat di gruppo che variano fra "clinic marrakech" "gruppo marrakech" "we love marrakech" "back to marrakech" " marrakech oh yeah" e in alcune ho dovuto mettere il silenzioso per le notifiche..
A parte gli scherzi: grazie.
Grazie perchè unire l'utile al dilettevole è la miglior ricetta per un risultato vincente.
Grazie perchè ho avuto modo di conoscere persone nuove, come il Signor C.B, Signor A.G, signor F.Q.  e tanti altri.
Grazie perchè ho avuto amici che hanno creduto in questa mia proposta tennistica e mi hanno dato carta bianca.
Grazie perchè ogni volta che guarderò le foto comprate al Pachà per la modica cifra di 10 euri l'una, mi tornerà sempre il sorriso e il buon umore...
Grazie. 
Il Signor F e io intanto, che sul posto mi piaceva molto chiamarlo " mon Chef", siamo pieni di entusiasmo e carichi per organizzarne un'altra. Un'altra avventura sportiva e non solo. Al caldo, al sole, al mare e con la stessa passione per stare tutti insieme fra una pallina da tennis e un bicchiere di vino.
Chi vorrà essere dei nostri... la meta prossima sarà spagnola... probabilmente su una delle isole che da sempre ho nel cuore:

Ibiza.. opening soon. 


Tua Titti