martedì 29 settembre 2015

De gustibus

A volte mi sento incompresa. Molto incompresa.
Talmente incompresa che Luca l'altra sera  ha dovuto spostare l'orologio avanti di ben diciannove minuti a mia insaputa per via dell'abituale ritardo che ho.
E stamattina sono arrivata in via Perrone puntuale per la prima volta.
Seguace1  ha ricordato che i geni sono incompresi, e poi mi ha guardato.
Però va bè non è che me la prenda, aspetto solo il momento buono.
Con calma, mica ho fretta.
Del resto stamattina Freddy le ha fregato senza vergogna un cliente importante, con la aggiunta, davanti al boss, della banale frase "donne e motori non vanno d'accordo".
Perchè il cliente è l'amministratore delegato di una di quelle aziende a 4 ruote molto note, talmente note che seguace1 sognava da settimane di finire bella e spalmata sulla copertina di qualche rivista famosa.
Ci finirà Freddy.
Seguace1 non sapeva più cosa inventarsi, le ha provate tutte: dalla tragicità alla comicità, dal dramma del costo per lo sbiancamento dei denti, allo charme nel saper abbinare smalto e scarpe, dall'amore per i panda in via d'estinzione, al fatto che è donna ma che sa farsi rispettare come uomo, dalla filosofia di kant, alla conoscenza del mandarino, dalla ceretta al miele, alla guerra nel mondo: multitasking per dire.
E ha terminato urlando che l'oggetto in questione fosse solo un divorzio, ma Freddy era solo già uscito per prendere un caffè con il Signor Amministratore-dal-cuore-infranto.
Che -dico io- per parlare di corna, devi andare nel bar più costoso di Torino a mangiare tramezzini e bere vino bianco?
Il Boss dopo l'ultimo viaggio a Los Angeles  ha deciso  che l'organizzazione all'americana sarà il nostro punto di riferimento;  1) massimizzare i rapporti fra cliente e avvocato,2) massaggiare lo stato emotivo del cliente, e 3) rendere il colloquio con il cliente una sorta di dialogo informale.
Bisogna far sentire a proprio agio chi con dolore viene da noi per risolvere i propri problemi.
Il risultato per l'agio del cliente  è stato pari a 178 euri.
Ma la mancia Freddy non l'ha lasciata. Perchè qua non regaliamo soldi, diceva con orgoglio mentre poneva sul tavolo della segretaria lo scontrino e faceva segno di metterlo in contabilità.
Il Boss è svenuto.
Seguace1 ha sottilineato che con lei non sarebbe successo. Di norma sono gli uomini a pagare in sua presenza, e mentre lo diceva ho visto nei suoi occhi quel barlume di speranza nel finire ancora in copertina, magari su Chi, il prossimo mese.
Il bello dei giovani rampanti - come Freddy- con 4 master e tanta fantasia è che se ne escono sempre citando due aforismi latini e 5 parole in lingua straniera.
Oggi ha optato per il classico in inglese: club-sandwich-ok-kendall-jackson.
Con il latino però  non se l'è sentita.
De gustibus.

Tua Titti


venerdì 25 settembre 2015

Basta così poco..

Sì, alla fine basta così poco per capire una persona.
Seguace1 che sulla scrivania ha un portofoto contenente un foglio bianco e una scritta
" Isteria amica mia, anche oggi portami via", c'è bisogno di aggiungere altro?
Freddy che  è un fan dei post-it, e solo stamattina ho letto quello attacato allo schermo del pc " se rubi ti vede Dio, ma fai occhio che non ti veda io"? Cioè..
Il Boss invece è un uomo tutto d'un pezzo. Sulla scrivania, oltre a 10000 fascicoli, ha due oggetti: una mia foto di quando avevo 5 anni sugli sci, che noi siamo gente sportiva, e il cavallino della Ferrari.
Della serie: le chiacchere stanno a zero, e se lo sapesse mia madre ne sarebbe certamente molto lieta.
Non parliamo del commercialista che ha direttamente inquadrato la massima:
"Mogli e buoi sempre corna sono". E va bè.
Ma basta così poco è stato il tormentone della mattinata.
Ho sentito tuonare questa frase dalle ore 8 alle 12.30.
Il tutto riferito a una tassa di registro di una sentenza. Sentenza che ci ha dato torto in primo grado e che poi in secondo ha capito l'errore e ci ha dato ragione.
Un conto è pagare la quota fissa, ha sbraitato il Boss, un altro farsi rimborsare la progressiva.
Progressiva che per inciso ammonta a qualche allegra millata, e se gentilmente tornasse nel portafoglio del cliente sarebbe gran cosa.
E quindi stamattina sono rimasta chiusa negli uffici del tribunale per due ore con uno delle grandi eccelenze forensi cercando di spiegare quanto poco bastasse per rendere felici noi e la giustizia italiana.
Carissima, mi dice questo, chiedere il rimborso non costa, e sperare in un miracolo nemmeno.
Mentre stava terminando mi sono accorta della frase appesa  dietro di lui:
"Chi di spada ferisce gli danno 14 anni senza condizionale, ah ah ah ah".
Ho ringraziato e me ne sono andata, in fondo basta così poco.


Tua Titti




giovedì 24 settembre 2015

Alziamo l'asticella


Il Boss vuole di più.
L'ha detto stamattina in riunione e l'ha ribadito nel pomeriggio.
Chi fa cadere la penna allo scoccare dell'ottava ora è un mediocre. Uno che non andrà mai da nessuna parte. Torino è una città di gran lavoratori. Di gente che sa conservare e accrescere il proprio patrimonio, o ancora più nobile di chi sa costruirsi da solo e porsi un traguardo ( con successo, si intende).
Freddy al termine del monologo ha applaudito con entusiasmo e si è quasi commosso. Tutto da solo.
Seguace1 ci è rimasta, perchè per la prima volta è stata spiazzata. Di norma è sempre stata lei la migliore in questo genere di cose. Cose tipo  elogiare in maniera macchiavellica e nauseante qualunque pensiero, parola, gesto, e azione di mio padre.
Che poi dico io, alzare l'asticella è cosa sacro e santa, ma forse siamo in un mondo sbagliato. E mi spiace per il Boss, perchè lui è un appasionato. E' uno di quegli uomini, non perchè sia mio padre davvero, ma è uno di quelli che organizzano un discorso talmente bene, usando parole semplici ma in maniera talmente  perfetta, che alla fine vorresti alzarti con ardore dalla sedia e dire " capo ci sono, combattiamo il mondo e vinciamo".
Ma questo è un mondo che gira attorno a sè stesso e non se ne esce. Fosse piatto almeno si provava a girarlo. Così invece niente.
Un mondo che si sofferma vigliaccamente a prendere in giro il prossimo per innalzare sè stesso.
Un mondo che di primo acchito ti è amico, e il secondo successivo ti ha voltato le spalle.
Un mondo che la parola condivisione è considerata solo nel tifo di una squadra di calcio.
Un mondo che si diletta con entusiasmo a sbeffeggiare una frase di una ragazzina emozionata su un palco di Miss Italia -rovinandole probabilmente il momento- e anzi, se la vedesse piangere in diretta tv proverebbe un qual certo piacere.
Un mondo che riscopre la virtù del coraggio solo nel fregare l'erba del vicino perchè più verde.
Un mondo che è bestialmente pecora e annichilisce il proprio pensiero in favore della massa.
Un mondo che si riempie la bocca di parole come diritti e doveri e non ne conosce il significato.
Un mondo che ha la sensibilità di un elefante e la leggiadria di un ippopotamo.
Un mondo che si commuove di più per la scelta di Costantino nel programma della De Filippi che per  l'ignoranza della gente.
Un mondo che quando parla di "adozione" non ha la minima di idea di cosa significhi, e parla parla parla..
Un mondo che è terribilmente cinico e paradossalmente utopico.
Un mondo che oggi ci sei, e se domani non ci sei più se ne infischia.
Perchè io mi ricordo quella là con cui a volte andavo a prendere il sushi e stupidamente mi confidavo. Bon, ha fatto il bel matrimonio, è entrata nell'entourage giusto, e ciao ciao care cose. Che poi anche qua, definire a Torino "entourage giusto" ci vuole fantasia. Che per quanto mi riguarda, le persone con cui esco e che definisco amici, altro che entourage giusto, sono "la meglio gente del mondo" .
E poi c'era quell'altro che sembrava voler dare un rene per me. Che gli dicevo, ma no guarda non ne ho bisogno, e lui niente insisteva, davvero fammi operare, me lo tolgo e al massimo lo tieni lì che non si sa mai. E io quasi imbarazzata per cotanta generosità e gentilezza non sapevo più come comportarmi per ringraziarlo. E poi? Poi niente, forse gli alieni l'hanno rapito, perchè a chi l'ha visto nessuno ne sa nulla.
Che potrei andare avanti per ore, elencando aneddoti in maniera comica e ironica, e magari  a zelig mi chiederebbero pure  di buttare giù due righe, però non raccontiamocela: sono verità che lasciano quel retrogusto amaro in bocca. Che danno il quadro preciso di come siano le persone con cui ci si relaziona, e soprattutto in quale realtà si viva.
Poi ochei, io sono una entusiasta. Forse anche troppo, per carità. Una che si butta a capo fitto se ci crede. Una che ci mette il cuore e anima, una da amore a prima vista e poi per sempre non lasciamoci più, perchè mica mi passa. Donne, uomini, animali etc. Non è che faccia differenza io; del resto siamo tutti sulla stessa barca.
Per dire, sono tornata dalla pausa pranzo in studio e con orgoglio ho mostrato la foto del calcetto lungo non so quanti metri in Via Roma. Che secondo me è una gran figata. Perche' mi ero già fatta il film mentre svoltavo in via Perrone da via Bertola, senza sapere assolutamente che tipo di evento/manifestazione fosse.  Perchè a me piacciono queste cose in cui ci si sente una squadra unita, in cui si batte il cinque con lo sconosciuto, in cui vecchi e giovani sono alla pari etc etc..
Tipo in Colombia che si faceva amicizia con chiunque, con il taxista di Cali con cui poi abbiamo bevuto una birra alla sera e ci si scambiava opinione su tutto. Dalla visione del ruolo delle donne alla ricetta per la migliore empanada sudamericana.
Ecco, dicono che togliersi dalla testa gli stupidi indottrinamenti inculcatici negli anni passati sia cosa buona e giusta.
Abbassare le bigotte barriere da chiusura mentale sia prova di maturità ed intelligenza.
Stupirsi per una sciocchezza sia un'emozione che arricchisce e commuove.
Credere nella possibilità del cambiamento- per me - è provare ad alzare notevolmente l'asticella.

 Tua Titti








mercoledì 23 settembre 2015

Figli o fiesta?

È che a 30 anni, 31 chiedo scusa, ma datemene 30 che va bene lo stesso, si arriva a un bivio. Cioè, si crede di essere arrivate a questo famoso bivio: famiglia o follia. Figli o fiesta?
Perché in fondo siamo pratiche e realiste: le due cose insieme non possono coesistere così facilmente. Cioè, la solita solfa sentita e risentita: o ci siamo sposate Mr Grey pieno di soldi o nostro padre era Mr Grey che mantiene baby sitter, colf, portinaio, guardiano, badante etc.
Cioè, Miranda del Diavolo veste Prada avrebbe potuto anche pagare tutte  le collaboratrici domestiche&affini per tutti i parenti e discendenti dell'intero universo : ma che vita faceva? 
Che per intenderci era pure un film, ma va be'.
O siamo Super mamma eccomi qua, 1-2-3 pronti via tacco 15 - figlio vestito da angelo che dorme nella braccia della nonna-coppia Hollywood-style che Brad e Signora sono due poracci..o siamo quelle con le occhiaie che hanno il bimbo che strilla, il marito che russa, lo stesso film fermo al minuto 42 perché ci si addormenta sul sofà, spinaci belli pronti nel microonde inseriti già da due giorni sul programma defrost, etc etc etc...
Le persone normali- di base- sono le ultime descritte: programma defrost e spinaci che chiedono pietà.
Al di là del bivio, nel limbo per intenderci, ci sono  poi ancora le disperate. Le altre. Quelle che non hanno trovato il principe azzurro alla beata eta' di 27 anni, vuoi per destino o per volontà, che non vogliono arrendersi alla solitudine anche se la vita sta dando loro segnali ben forti e precisi, che si sono arrabattate come meglio hanno creduto dai 25 ai 35 anni. Che a 28 sono andate a chiedere allo psicologo cosa ci fosse di sbagliato in loro (per la modica cifra di 120€), che stanno spendendo palate di soldi in cambi abiti da ormai 6 anni ai vari matrimoni delle molteplici amiche più fortunate, che si sono sedute con abitudine e tragicità ai famosi tavoli " single ", che hanno evitato con accuratezza il lancio del bouquet perché tanto sarebbe stato come dare corda all' ironia spicciola della sorte, che hanno pregato con lacrimoni per  tante sere di incontrare l'anima gemella, e che alla fine della fiera si sono quasi autoconvinte che gli uomini siano esclusivamente accessori.
Altre ancora, sempre nella categoria "disperate", si sono date anima e corpo nello sport, credendo un giorno di solcare grandi stadi olimpici- forse nelle gare over 70 coadiuvate da bastone se tanto mi da tanto- , altre buttandosi a capo fitto sul lavoro sperando in futuro  di sedere su poltrone dorate, e altre scegliendo con astuzia e sensibilità il miglior shot alcolico per dimenticare. Specialmente dal giovedì alla domenica.  
Io ero una di quelle che il giovedì alle ore 17 iniziava a crogiolarsi nell'amletico dubbio se l'aperitivo fosse stato meglio iniziarlo con lo spritz o direttamente col gin tonic. E alla fine ordinavo un moscow mule.
Le critiche perbeniste di cugine&friends sono sempre state vento nel vento perché qua noi si appartiene molto fieramente alla teoria del "tutta torna". E non intendo oggi vodka e domani anche.
Che mi vergogno? Che mi faccio intimidire da due madamine torinesi dal brillocco pesante? Che ho paura della scala montagna arruolata nel nuovo mestiere da first lady di non so cosa? Che forse temo la miss diecimilacognomi versione Dracula a Torino? 
È che alla mia amica Allegra che ha versato tante lacrime quanto me, voglio dire di non  abbattersi. 
Che il bivio non esiste. Che è solo nella mente di chi non sa osare e sognare. Che nessuna di noi ha nomi da far paura a Onassis e compagnia bella, ma in qualche modo ce la faremo comunque. Anche senza colf e assistenti mentali. Che se ce l'ho fatta io a sorridere ce la possono fare tutti. Che saremo apprezzate lo stesso anche senza abiti firmati da stilisti famosi&famiglia. Che se Ginevra adora ancora il Martini bianco nonostante un figlio, noi potremo continuare a bere il nostro adorato americano fino a 90 anni. Che 30 anni non è vero che sono i nuovi 20- perché se penso a cosa facevo a 20, ora collasso- però penso siano un'età e basta. Anzi, una gran bell'età. 
Che oggi è il tuo compleanno e ti auguro di essere leggera. Di goderti il profumo dell'autunno e il sapore di un anno nuovo che sta per iniziare. Che non abbiamo più di 18 anni e se ci comportassimo come tali saremmo ridicole, però possiamo fare ben di peggio. Questo è sicuro.
Che qui a Torino di esempi sbagliati ce ne sono tanti, ma altrettanti positivi. 
Che la crudele storia "sono tutti così" lasciamola dire a chi si vuole accontentare ma non sa godere.
Che per raggiungere un obiettivo- niente da fare- ma bisogna lottare. 
Che io qua ho appena discusso con Carlo Federico Antonio e mi spiace tanto per lui ma da oggi lo chiamerò Freddy. 

Tua Titti




martedì 22 settembre 2015

In due meglio.

Sono passati parecchi anni da quando la psicologa mi aveva gentilmente esortato a scrivere questo blog, e io, che sognavo di andare a Roma, poi a NewYork e poi non so più dove, noto con finto stupore di ritrovarmi ancora qua; in Via Perrone 20 nello studio del Boss.
Boss che è anche padre.
Il mio. 
I metri quadri che quotidianamente calpesto svogliata sono già stati comparati ormai alla qualunque.
Potremmo quasi completare il puzzle se si decidesse di usare metaforicamente l'immagine dell'universo come fulcro del nostro mondo legale imperniato da strade di stelle dispiegate nel cielo per mostraci la retta via, se non fosse che il Grande Capo predilige allegorie nettamente più pratiche e reali.
Per cui abbiamo iniziato con la figura della nave. Una grande nave, in cui noi- giovani del futuro- avremmo avuto la fortuna e onore di salpare - nel ruolo di mozzi- assieme a Lui, Il Capitano, cioè Il Boss.
Poi siamo passati alla fase agricoltura. Lo studio come appezzamento terriero, e noi- coltivatori diretti-avremmo potuto dare sfogo a tutta la nostra creatività e ingegno col sudore della fronte  nella grande impresa di piantagioni e vigne da accudire, perchè un giorno avremmo raccolto i frutti: soldi?
No.
Esperienza. E va bè..
Attualmente lo scenario è cambiato.
Dalla predilizione per uno studio "solo donne", a parte il Boss si intende, siamo passati alla presenza di un altro essere umano di sesso maschile in competizione con Seguace1 che purtroppo rimane parte della categoria "Femmine": Carlo Federico Antonio.
37 anni e non sentirli.
Rimasto, credo, all'epoca dei cabinotti torinesi, parla ancora di "gaggi, ganci e gangia",  è solito in studio slacciarsi la cravatta e alzarsi il colletto della camicia, e spesso farmi l'occhiolino, che non ho ancora capito se abbia un problema reale o sia solo così: un nerd.
Rimango  ancorata alla speranza di una risposta in positivo.
Carlo Federico Antonio è il figlio del migliore amico del nostro più grande (e danaroso) cliente.
Carlo Federico Antonio, quando lo si chiama, si dice "Carlo Federico Antonio", perchè presentandosi-il suddetto- ha denotato una qual certa propensione al nome per intero.
Il Boss ha già sbagliato un centinaio di volte, fra Carlo Emanuele Federico e Vittorio Emanuele Antonio, ha terminato stamattina con Giorgio Carlo Umberto, che il poveretto fra un mese- sono partite scommesse fra me e la segretaria- cederà a farsi chiamare "ùè Antò" e ne sarà quasi orgoglioso.
E comunque noi ci vogliamo già bene a Carlo Federico Antonio che, single ormai da 5 anni,mi  ha domandato un pomeriggio timidamente se avessi amiche simpatiche, perbene, e soprattutto non fidanzate..Che un po' mi si è stretto il cuore, perchè finalmente ho trovato qualcuno che ammettesse che essere uno potrebbe essere bello, ma in due si sta senza ombra dubbio nettamente meglio.
Poi va bè, con me non ha solo splancato una porta, ma un intero mondo, dal momento che ritengo di essere fra le più grandi fautrici dell'esistenza e importanza dell'amore stesso, che potrei scrivere un trattato dal titolo" nonostante le varie sfortune in campo sentimentale, e non sto a elencarle per dignità, ci credo ancora" ( che con questa potrei divenire un'eroina praticamente), che se condivisa la gianduja di Fiorio è ancora più buona,  la vodka alla viola del WP  riesce ad assumere sembianze analcoliche, correre al Valentino potrebbe risultare meno faticoso, camminare d'inverno per il centro di Torino e sentire il profumo delle caldarroste potrebbe diventare metafisico, che non c'è  niente di più bello che cucinare e ballare assieme, che fare la pace riempe il cuore di emozioni indescrivibili, che capire di essere sul treno giusto è davvero UAO, che sentire di crederci regala forze mai viste,  e che al termine del monologo se Carlo Federico Antonio non si è calato  giù dal ponte della Gran Madre non  lo farà più.
Poi voglio dire, se ho resistito io in Colombia, che "bonita" è stata a fasi alterne, figuriamoci Carlo Federico Antonio nell'ascoltare perle di romanticismo in un pomeriggio grigio, torinese, a tratti melanconico e imprigionato in una cornice di codici, fascicoli e contratti..




Tua Titti





giovedì 17 settembre 2015

Colombia Bonita

Che in fondo qualcuno se lo sarà chiesto: ma sarà ancora viva?
Che un viaggio così non l'ho mai fatto, e nonostante due paesini  al di fuori da Castagnole Monferrato li abbia visitati, mai avrei pensato di fare ciò che ho fatto.
Che partire con uno zaino tarato per un'altezza di 1mt e 80cm, contro la mia di 1mt e 63, non è stato semplice per nulla.
Dormire in ostelli, camerate e amache. alla mia età, non è mai stato esattamente nelle priorità di una ipotetica scala del piacere. E invece...
Ho provato un misto di sensazioni fra l'eccitazione, la paura, la curiosità, la felicità, la grandezza, la nostalgia e l'elettricità.
Che poi diciamocelo, la realtà non ha niente a che fare con l'immaginazione, niente. Prima di partire chissà quante sere ho fantasticato su  questa Colombia, che comunque non era il mio Brasile.
Me la sono dipinta prima di un colore,  poi di un altro,  poi li ho mischiati, e poi riniziavo. Tutto da capo. E poi?
E poi sono arrivata e sono rimasta così: a bocca aperta.
Quanti messaggi ho ricevuto.
Chissà se quel pazzo del suo fidanzato si prenderà cura di lei, chissà se si lasceranno, chissà se litigheranno, chissà se...
In un mese ho fatto tutto. Ho riso, pianto, ubriacata, arrabbiata, l'amore, la condivisione, la follia, la ragione e ho terminato con una flebo: pacchetto completo.
Sarà che io sono di quelle parti,  e di parte, ma l'America Latina ha una marcia in più, comunque.
Ho visto bambini chiedermi di lanciare la monetina in acqua per far gara a chi la prendesse per primo, fra le meduse. Ho visto donne macerare al sole cucendo le famose borse da spiaggia e cercare di venderle a qualsiasi costo. Ho visto pescatori scendere dalle loro barche con pesci in mano a sinistra e sigaretta a destra. Ho visto polizia in ogni angolo della città con mastini dotati di museruola borchiata. Ho visto ragazzi di Calì dirti che Medellin non è un granchè e viceversa. Ho visto il museo della memoria e ho sentito una morsa al cuore. Ho attraversato la Giungla lanciandomi da masso a masso con eliane.
Ho mangiato l'arepa, patacones, empanadas e bevuto l'aguardiente.
Ho provato un ristorante italiano, e va bè, ho rimpianto la pasta e la mozzarella di casa mia.
Sono salita su corrierine di linea e fatto amicizia con Fernando: ingegnere meccanico che sogna l'Europa che però non vedrà mai perchè il governo non lo permette ai comuni cittadini.
Sono scesa in autostrada da un autobus, l'ho attraversata - non proprio in totale sicurezza- e ho fatto l'autostop su una navetta perchè avevamo sbagliato direzione.
E comunque si usa farlo. Attraversare l'autostrada.
Ho usato il wifi per guardare quanto benessere stessero  vivendo tutti quelli che conoscevo a differenza mia.
Mi sono chiesta " ma chi accidenti me l'ha fatto fare?" e  ho incontrato gli occhi del mio fidanzato, e mi sono innamorata di nuovo. di più.
Sono arrivata nel punto più a nord del Sud America e ho pensato che non vivrò mai abbastanza per vedere la bellezza di tutto mondo, ma farò il possibile per riuscirci.
Ho scalato un monolite alto 650mt e mi sono sentita in cima all' Everest.
Ho riso a squarciagola su una spiaggia infinita bevendo un cocktail fantastico.
Ho visitato la zona della Cafeterà e assaggiato un caffè che ciao...
Ho insegnato a un venditore ambulante due parole in inglese così che potesse minimamente farsi capire dai turisti e mi sono vergognata di tutto quanto dia per scontato quotidianamente.
Ho visto la baia di cabo san juan di Tayrona e mi sono sentita in paradiso.
Ho ballato come una pazza su un rooftop di Santa Marta e ho avuto paura cedesse da un momento all'altro.
Ho mangiato una paella-senza cozze e vongole visto che sono allergica- che manco in Spagna, e poi mi sono ammalata con il salmone due giorni dopo.
Ho lasciato il cuore a una natura incredibile e a un mondo semplice e non turistico.
Sembra che ogni esperienza vissuta leghi il ricordo stesso a un profumo.
Il mio, se devo essere sincera, è: muy bonito.

Tua Titti